Essere assunti: una lettera di presentazione efficace

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Lettera Motivazionale di Candidatura

Indirizzata alla Società del Libero Sviluppo Umano
Alla cortese attenzione di Qualcuno che ha il Potere di Assumermi
Candidato: Erika Giambattista
Milano, 25 Marzo 2014


Secondo la mia personale esperienza, uno degli argomenti preferiti da coloro che si occupano di ricerca e selezione del personale è  quello dello sport. In genere mi capita spesso di parlare di sport ai colloqui perché dal tipo di sport praticato dal candidato si evincono le sue caratteristiche rispetto a molti fattori tra cui: lo spirito di squadra, lo spirito di sacrificio, l’attitudine alla leadership, la costanza e la dedizione. Volendo, anche la passione.

Certo è che questi fattori possono emergere poco se una persona non ha mai praticato sport o lo ha fatto con un atteggiamento passivo più che proattivo, obbligato dai genitori o per alzare la media in pagella, quindi può non essere strettamente indicativo ai fini della valutazione in sede di colloquio.

Tutta questa premessa per parlare del nuoto. Il nuoto è il mio sport preferito, non l’unico né il più presente negli ultimi tempi, ma è il mio ambiente naturale.
Quando entro in vasca durante le ore di nuoto libero, le persone che frequentano la piscina sono piuttosto eterogenee. Può capitare il pensionato che fa bracciate lunghe e deboli, la signora che ce la mette tutta e schizza ovunque, i ragazzini che non hanno voglia di far nulla e si fermano ad ogni vasca e i fenomeni del momento che sembrano prepararsi per le olimpiadi.

Insomma, non è un ambiente organizzato. Ognuno ha il suo ritmo, ognuno ha il suo modo di godersi l’acqua.

Ognuna di queste figure abbastanza tipiche però è lì per un motivo: vuole nuotare. Per cui ad un certo punto la distribuzione tra le varie corsie tra chi va più veloce e chi più lento avviene naturalmente. All’inizio i fenomeni si impegnano a superare i pensionati, poi si accorgono che la corsia non è abbastanza larga per far passare la signora che fa tanti schizzi, senza contare che i ragazzini fermi a fine corsia occupano tutto il muretto ed è necessario virare prima della fine della vasca. Quelli che chiamo “fenomeni” in modo molto ironico, sono quelli che vanno a nuotare per spompare i polmoni dieci vasche alla volta, ma spesso sfociano anche nella prevaricazione degli altri nuotatori e alla fine non si godono nemmeno la nuotata.

Personalmente ho trovato sempre più adeguato adattare il mio ritmo a quello degli altri, andando a rana quando il signore davanti fa stile libero ma va lento lo stesso, invitando i ragazzini a lasciare almeno uno spazio per sbattere i piedi e ripartire, lasciando che sia la signora a lasciarmi passare avanti, e lasciando passare avanti i fenomeni per non venir tampinata sulle punte dei piedi e rischiare fastidiose invasioni della carreggiata opposta.
Potrei riassumere tutto ciò dicendo che, in generale, mi piace riuscire a mantenere una certa armonia con tutto ciò che mi circonda continuando ad andare per la mia strada.
Inoltre, non entro mai in acqua dal trampolino. Mi piace un ingresso più graduale, volto ad acclimatarmi. Dopo le prime vasche, dopo aver capito i ritmi di tutti, ingrano una nuotata liscia e continua, fino a che sopraggiunge la stanchezza, e non sopraggiunge quasi mai allo scoccare dell’ora.
Mi piace trovare il mio posto perché l’ingranaggio funzioni. Perché la permanenza in vasca sia gradevole per tutti, nei limiti di una piscina affollata.

Ovviamente, ogni volta che una nuova persona si unisce c’è uno sforzo più o meno collettivo per ristabilire un nuovo equilibrio. Probabilmente è un lavoro di squadra inconsapevole o un naturale processo direzionale delle intenzioni all’interno del medesimo ambiente.Forse sono andata “un po’” fuori tema con tutta questa metafora, ma il succo del discorso è che sono una persona flessibile, che si adatta ai contesti e che persegue il suo scopo all’interno di un gruppo che ha il medesimo scopo. Il mio scopo è lavorare, il mio obiettivo è farlo bene.
Alla fine dei conti a me interessa che tutto funzioni, e mi piace lavorare in tal senso.

Introducendo la Società del Libero Sviluppo Umano nel discorso, mi interessa che il gruppo sia efficiente ed efficace, che il cliente sia soddisfatto, e come risultato che l’attività lavorativa sia gratificate, ottenuta attraverso l’impegno attivo di tutte le parti con differenti modalità e apporti di competenze.
Mi piace trovare una ricchezza di figure all’interno di un’organizzazione, dalla varia specializzazione e verticalizzazione, dai percorsi diversi di ognuno, supportata da risultati che dimostrino il funzionamento di questo mix.
Mi piace che sia un ambiente in cui circolano idee, novità. Mi piace che ogni giorno ci sia da inventarsi qualcosa di nuovo, ma farlo con metodo e strategia: questo è un po’ il mio approccio verso il lavoro nel mondo del libero sviluppo. Inoltre, voglio mettere in pratica quello che ho solamente osservato e “simulato” durante i miei studi e che ora voglio sperimentare, testare, collaudare… (et altri sinonimi)
Penso che tra di voi ci siano persone davvero brave che potrei seguire avidamente per avere le giuste informazioni e i giusti consigli. Vi considero tra le realtà più interessanti, dinamiche e appetibili in cui lavorare dell’universo lavorativo da me conosciuto.

E poi sono convinta che entrando in vasca da voi troverei una squadra di nuoto sincronizzato (che tra l’altro è la disciplina del nuoto che praticavo).

Sperando in un vostro riscontro positivo,

E.G.

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