Lo Spadaccino

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Lecca dalla lama il veleno
di una biscia trafitta tra i sassi
steso al fianco di un cane zoppo e cieco
che gli asciuga il sangue ormai nero.

La sua ombra scivola sui muri
non sente il rumore dei passi
con la lingua immersa nel ferro
e la vita sbriciolata al suolo.

Ma la falce della luna percorre i fianchi
delle orbite dissolte nel deserto
di mondi trovati quando perse i suoi guanti
e scambiò le sue spade lucenti
con due corde da legarsi strette ai polsi.

Che la guida era il cane gramo
con le zampe imbrattate
da impronte rosso sangue
calpestate nelle pozze che il guerriero
si dimentica di levare alle sue vene.

Collezionava vedove nere
ne beveva due dita tutte le sere
ma le bestie non chiamano amici
quando le braccia diventano cicatrici.

Nel camino niente legna da ardere
nei suoi occhi senza sogni da perdere
una sera tra l’inferno e le spade
dette fuoco al letto del padre.

Goliardia male orientata sulla parità dei sessi

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Ero appena uscita da una trattoria da sbornia pesante con vinaccio avariato, tipica per studenti cazzoni e squattrinati. Ci muovevamo come un gregge disordinato alla ricerca di una méta, quando passa questo tizio sconosciuto e gli altri si precipitano nella sua macchina. Eravamo in otto lì dentro, schiacciati contro la carrozzeria, eravamo un tutt’uno con essa.

Il tragitto è stato breve e confuso, quando arrivati davanti a un baretto di cocainomani reietti, scendiamo dalla macchina. Appena poso piede a terra il tizio che mi stava vicino, uno sbarbato toscano che si era dimenticato il cervello a casa e pensava di fare il temerario, o forse non lo aveva mai avuto e si nutriva del coraggio degli stolti, mi alza la gonna scoprendomi completamente le natiche. Mi giro a guardarlo nei suoi occhietti alcolici, mentre pare che dalla bocca gli scenda un filo di bava umida.

“Riprovaci un’altra volta e ti tiro un calcio nei coglioni, idiota!”

E lui “Ma che t’ho fatto, la parità dei sessi e altre menate e poi non hai un minimo di apertura mentale!”

“Riprovaci e sarai tu ad avere qualcosa di aperto.”

Lo sbarbato si allontana, si guarda intorno con fare circospetto e torna alla carica, ciondolando mentre versa la birra a terra ad ogni passo.

“Che sarà mai, come se non avessi mai visto un culo.”

“Ascolta, se io ti scendessi i pantaloni qui, in questo momento, davanti a tutti, tu saresti contento, sì?”

“Eh…sì!”

“Ecco, vedi, la parità dei sessi e tutto quello che vuoi, ma non significa che non ci siano differenze tra uomini e donne. Questa è una di quelle. Non c’entra niente con il rispetto che uomini e donne meritano a prescindere, che io chiamo uguaglianza. Io ti ho avvisato, e se ci riprovi un calcio nelle palle non te lo toglie nessuno.”

Il ragazzo se ne va, continua a ridere, forse pensava ancora ai ruoli invertiti che gli avevo prospettato, ma tanto sono gli uomini, vivono di seghe mentali.